mercoledì 24 settembre 2014

TUTTO QUELLO CHE SAI È FALSO (parte seconda)

LESTOrie. In diretta dal Lestobunker

TUTTO QUELLO CHE SAI È FALSO
(parte seconda) 

ATTENZIONE!! COMUNICAZIONE DI SERVIZIO: Dalla prossima settimana (lunedì 29 settembre), il blog avrà una nuova veste, una nuova struttura e nuove rubriche quotidiane. Questa è quindi l'ultima settimana con la consueta programmazione. 

Aficionados carissimi, 
dopo l'articolo di mercoledì scorso, Tutto quello che sai è falso, ci avete scritto in moltissimi, apprezzando l'articolo ma soprattutto invitandoci ad inserire e commentare altri falsi storici clamorosi, in aggiunta ai dieci del post precedente. 
E visto che siamo in un momento di buona, s'è deciso di accontentarvi anzicheno, e così qui nel lestobunker, centinaia e centinaia di chilometri sottoterra, ne abbiamo selezionati altri dieci, altre dieci gigantesche panzane che passano per vere mentre in realtà trattasi di minchiate clamorose. E, visto che come vi si rammentava pure la settimana scorsa il campo è a dir poco sterminato, anche con questa giunta l'elenco resta incompleto e, ovviamente, viziato dai nostri gusti e dalle nostre preferenze. 
Ma basta cianciare, e via con l'elenco in ordine sparso e disordinatissimo... 

IL PICCOLO CAPORALE



Napoleone Bonaparte misurava in altezza esattamente 169 centimetri. Non era certo un gigante, ma oltre a essere - per i tempi ovviamente - abbastanza nella media, non è assolutamente per la sua statura che veniva chiamato Il piccolo caporale
In francesce infatti l'aggettivo petit (piccolo) viene usato in termini affettuosi e non dispregiativi (tanto per dire, il "fidanzato" è le petit ami, il "piccolo amico"). A chiamare il futuro Imperatore dei francesi "piccolo caporale" furono infatti i suoi stessi soldati, durante la campagna d'Italia (1796), sia per la sua giovane età, sia soprattutto per l'affetto e la stima che nutrivano nei suoi confronti. 

A YALTA NON SUCCESSE UN BEL NIENTE
I libri di storia, nel capitolo dedicato alla seconda guerra mondiale, indicano sempre la conferenza di Yalta, in Crimea, nel 1945, tenutasi tra Roosvelt, Churchill e Stalin, come l'origine della futura spartizione del mondo, e quindi origine della Guerra Fredda. 
Si dice che proprio a Yalta furono fissate le future sfere d'influenza delle potenze che si apprestavano, di lì a poco, a vincere la guerra. 
Falso, falsissimo. L'idea della spartizione del mondo, le linee guida della decolonizzazione e quindi l'origine della Guerra Fredda, furono fissate addirittura due anni prima, nel 1943, in un altro incontro tenutosi a Teheraan, dove tra le altre cose definirono lo sbarco in Normandia e le tempistiche della fine della guerra all'asse nazifascista. 
Da dove nasce l'equivoco? In primis dal successo del libro Yalta o la spartizione del mondo, dello storico francese Arthur Conte, pubblicato nel 1970 e immediatamente adottato nelle università di mezzo mondo. Ma soprattutto dallo sdegno del generale francese Charles De Gaulle, che scottato per non essere stato invitato a Yalta, sostenne a lungo che quella conferenza fosse stata l'origine di tutti i mali della storia futura. 

IPSE DIXIT?
Secondo la tradizione nel 1633, Galileo Galilei, a termine del processo intentato nei suoi confronti per eresia dalla Santa Inquisizione, in quanto sostenitore dell'eliocentrismo e del sistema copernicano, dopo essere stato costretto a rinnegare le sue idee per non finire al rogo, avrebbe pronunciato sottovoce la frase Eppur si muove, riferendosi ovviamente al moto della Terra attorno al Sole. 
Anche questo è un falso clamoroso. Galileo, costretto ad abiurare le sue idee, non disse un bel niente. Terrorizzato dalle fiamme del rogo se ne stette zitto zitto e se ne tornò a casa con la coda tra le gambe. 
La leggenda nasce da un'immagine completamente inventata dello scienziato, creata da alcuni illuministi nel '700 che videro nella vicenda di Galileo un simbolo della libertà di pensiero contro l'oscurantismo religioso, dipingendolo così come spericolato e temerario. 
Leggenda che poi è proseguita nei secoli successivi fino ad arrivare al celebre ritratto che dello scienziato fa il drammaturgo tedesco Bertolt Brecht nella celebre opera Vita di Galileo

LA MORTE DI HOUDINI
Il più grande mago e illusionista di tutti i tempi, Houdinì, non morì affatto sul palcoscenico durante un suo numero.
Più banalmente, e assai meno romanticamente, morì in ospedale a causa di una peritonite. 
Il falso in questo caso è facilmente spiegabile: il film biografico a lui dedicato Il mago Houdinì, del 1953 con Tony Curtis nella parte del mago, si prende la libertà di far morire l'artista durante un numero di magia. Il successo universale del film fece poi il resto. 

IUS PRIMAE NOCTIS
Tutti noi sappiamo, e anche a scuola ce lo raccontano così, che nel medioevo (e pure nei primi secoli dell'età moderna) fosse in vigore in tutta Europa lo Ius primae noctis (diritto della prima notte), una legge tramite cui il nobile del borgo aveva il diritto di passare la prima notte di nozze con le spose novelle, riconsegnandole ai legittimi mariti il giorno successivo. 
Falsissimo. 
Lo Ius primae noctis esisteva, ma si trattava di una tassa che i contadini dovevano pagare al signore affinché quest'ultimo acconsentisse alle nozze. 
Bene ricordare anche che, in tempi come quelli, se un signore avesse voluto possedere una popolana, non aveva certo bisogno di una legge che glie lo consentisse. Semplicemente, se la prendeva e basta. 

LA "PRIMA" DI ROMEO E GIULIETTA
Quando Shakespeare portò per la prima volta in scena la celeberrima tragedia Romeo e Giulietta era giovane e spiantato. I tempi poi, fine '500, erano davvero grami, con i teatri pubblici londinesi appena riaperti dopo mesi di divieto imposto dalle autorità cittadine. 
Ma è completamente falsa e priva di fondamento la storia secondo cui alla prima, nella parte di Giulietta, avesse recitato una donna amata da Shakespeare, mentre lui avesse interpretato la parte di Romeo. 
In Inghilterra infatti, all'epoca, le donne non potevano recitare, regola cui non esisteva eccezione alcuna. In secondo luogo, Shakespeare fu anche attore, ma si cimentò sempre, nelle sue opere, in ruoli secondari. 
La bufala, che aleggia da sempre nell'aria, è stata rinforzata dal film Shakespeare in love, uscito nel 1999. 

IL POLLICE AL CONTRARIO
Non sappiamo da dove tragga origine questa bufala, che oltre a essere colossale è tra le più dure a morire. 
Si dice da sempre che nell'antica Roma, durante gli spettacoli dei gladiatori, e più in generale nei confronti dei condannati a morte, l'Imperatore avesse il potere di deciderne la sorte semplicemente con un movimento del pollice: pollice in alto voleva dire vita salva, pollice verso condanna a morte. 
La verità è l'esatto contrario. Il pollice simboleggiava la spada, perciò il pollice alto stava a significare sfoderare la spada e uccidere il condannato, mentre il pollice verso riporre la spada e salvare il condannato

EINSTEIN CIUCO
Da sempre si racconta come il grandissimo scienziato Albert Einstein a scuola fosse un disastro inimmaginabile, un autentico collezionista di voti scandalosi, specie in matematica. 
Falsissimo. I documenti scolastici di Einstein dimostrano che ebbe un andamento scolastico sempre eccellente. 
L'unica cosa che si rileva in questi documenti è un carattere irrequieto e insofferente alle regole imposte dalla scuola. 

MA COSA DISSE VIRGILIO A DANTE?
Il canto III dell'Inferno, quello degni ignavi e di Caronte, è tra i più celebri di tutta quanta la Divina Commedia. Come tante altre cose scritte dal sommo in persona Dante Alighieri, ha prodotto nei secoli massime e citazioni proverbiali. 
Una in particolare, un verso che dice Virgilio a Dante mentre passano accanto agli ignavi. 
Ebbene, questo celebre passo è citato quasi sempre in maniera sbagliata. 
Non ti curar di loro, ma guarda e passa
Sbagliato, sbagliatissimo. A parte il fatto che in questa forma non sarebbe un endecasillabo (sono 12 infatti le sillabe metriche del verso errato), il verso vero della Divina Commedia recita: 
Non ragioniam di lor, ma guarda e passa

CHI HA COSTRUITO LE PIRAMIDI? 
Da sempre, complici pure le illustrazioni dei libri di storia a partire dalle elementari, siamo convinti che le gigantesche piramidi egizie le costruissero gli schiavi, costretti a portare enormi macigni sulla schiena sotto i colpi di frusta delle guardie egiziane. 
Sbagliato, sbagliatissimo. 
Gli scavi archeologici effettuati a Giza, portando alla luce tra le altre cose le tombe dei manovali che lavorarono alla costruzione della piramide di Chefren, hanno dimostrato come i costruttori fossero egizi. Visto che gli schiavi in Egitto erano solo stranieri prigionieri di guerra, i manovali dovevano per forza essere liberi lavoratori. 
A conferma di ciò il dato comprovato che per le grandi opere di interesse nazionale veniva salariata la popolazione, e che venivano effettuate nei periodi in cui, ritirandosi le acque del Nilo ed essendo la terra non coltivabile, lavori come questi garantivano alla popolazione introiti necessari alla sopravvivenza. 

E con questo è davvero tutto... 
alla prossima,
IL LESTO

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