sabato 6 settembre 2014

GLI ULTIMI GIORNI DI BUSTER KEATON

LestoFilm

GLI ULTIMI GIORNI DI BUSTER KEATON

Cari carissimi carissimissimi aficionados,
i giorni schizzano via veloci ed eccoci già a sabato senza colpo ferire. Ed essendo sabato, noi si torna a chiacchierare di cinematografo. 
Nostalgicamente settembrini, il sottoscritto lestoscrivente e l'alieno viola Diego Armando, notoriamente appassionato di settima arte, oggi si vorrebbe ragionare di una storia malinconica e commovente, d'un triste solitario y final, come si suol dire. 
Oggi, si ragiona dell'ultima parte della carriera d'un attore/clown/mimo/ballerino/autore/regista che, a nostro modesto e sindacabilissimo parere, è stato uno dei più grandi geni che la storia, non solo quella cinematografara, abbia mai avuto il piacere d'incontrare. 
In sostanza si vorrebbe parlare dell'americano John Frank Keaton, da tutti conosciuto come "Buster". Sì, proprio lui aficionados, il grande unico immenso e supremo Buster Keaton. 

Ma chi era questo ragazzo di provincia nato nel 1895 ed entrato trionfalmente a soli ventun anni nella neonata industria del cinema comico dei gag e delle slapsticks dopo una breve e travolgente gavetta nel vaudeville? 
Era un genio, come s'è già detto, un genio senza troppo altro da aggiungere. Assieme a Chaplin, la più grande maschera comica (e quindi tragica) della storia. Sempre con Chaplin, l'inventore stesso della grammatica comica sul grande schermo. 
Ora, visto che abbiamo tirato in ballo Chaplin, precisiamo una cosa: Chaplin e Keaton sono sempre tirati in ballo in coppia in quei giochini tanto cari su chi dei due fosse il migliore, su chi dei due straordinari mimi comici fosse il più grande, proprio come si fa con i Beatles e i Rolling Stones e con Bartali e Coppi. 
Noi, aficionados, a sto giochino qua non cediamo nemmeno sotto tortura. Per noi Chaplin e Keaton sono due geni assoluti, punto e basta. Talmente immensi che si commetterebbe un delitto a metterli in posizione concorrenziale, a considerarli numerini da hit parade. 
Due geni per di più con un linguaggio mimico e poetico radicalmente diverso, al punto che metterli in paragone è pressoché impossibile. Lunare, se non addirittura stralunato, etereo e straniato Keaton, terrigno, romantico e fisico Chaplin. Surreale il primo, realistico il secondo. Beckettiano Keaton, brechtiano Chaplin. Dionisiaco l'uno, apollineo l'altro, due facce complementari che sommate riescono a coprire l'intera gamma della tragicità comica che ancora oggi, decenni e decenni dopo, chiunque tenta invano di imitare. 

Star planetarie del cinema muto, l'avvento del sonoro sul finire degli anni venti mise in crisi entrambi. Keaton come Chaplin. 
Entrambe queste straordinarie maschere traevano la stessa linfa vitale della loro gigantesca potenza espressiva dall'assenza di parole, dal puro linguaggio mimico e gestuale del corpo. Il sonoro imponeva loro un generale ripensamento del loro codice artistico più peculiare. 
Chaplin, senz'altro più forte (laddove per forte intendiamo proprio dal punto di vista caratteriale), seppe resistere per diversi anni (capolavori immensi come Luci della città e Tempi moderni furono girati in piena epoca del sonoro), per poi tracciare un percorso coerente e graduale di uccisione del mutismo di Charlot e di ingresso nel mondo delle parole. 
Per Keaton invece, le cose andarono diversamente. Non avendo la forza caratteriale di Chaplin né, forse soprattutto, l'indipendenza artistica (Chaplin sin dagli anni venti era riuscito a ottenere un controllo assoluto sui propri film), il vecchio Buster cadde vittima dei produttori, in particolare della gigantesca Metro-Goldwyn-Mayer, che ritenendolo completamente inadatto alla nuova dimensione del sonoro, nel 1932 lo licenziò senza troppi complimenti. 

Per Keaton fu l'inizio del calvario. Artistico certo, ma soprattutto esistenziale. Il repentino dimenticatoio dove era precipitato di colpo, l'improvvisa difficoltà economico, e per di più il divorzio dalla storica compagna Natalie Talmadge, lo trascinarono verso un disperato e irreversibile alcolismo che lo accompagnerà fino alla fine dei suoi giorni. 

Il trentennio che separa l'avvento del sonoro dalla sua morte è così segnato da un oblio e un'indifferenza assoluta, piccoli cammeo ritagliati su misura, film scadenti e dozzinali accettati per sopravvivere, umilianti tournées con il circo Medrano dove veniva brutalmente esibito come un pezzo da museo. 

Questo nonostante in qualunque film, dalle commediole abborracciate alle piccole parti in grandi film, Buster Keaton, seppur minato da gravissimi problemi personali, non sia mai venuto meno alla propria professionalità, al rispetto sacro del proprio mestiere e, soprattutto, abbia sempre sfoderato prove a dir poco sublimi. 
Prendiamo i cammeo nei grandi film, ad esempio. Come dimenticare l'interpretazione nel ruolo del vecchio pianista nell'ultimo capolavoro di Chaplin (sì, proprio lui) Luci della ribalta? O il giocatore di bridge ne Il viale del tramonto di Wylder? 
E, soprattutto, come dimenticare l'interpretazione (a nostro avviso una delle più grandi performance recitative dell'intera storia del cinema) dell'attore che cancella se stesso nell'unico lungometraggio scritto e diretto da Samuel Beckett, Film

Eppure nulla bastò a salvarlo dall'oblio, dalla miseria, da un'indifferenza che un artista di tale portata di certo non meritava. 
Pochi lo sanno, quasi nessuno lo ricorda, ma l'ultimo film della sua vita (1965), Keaton lo girò a fianco di altre due meravigliose maschere del cinema italiano, troppo spesso sottovalutate: Franco Franchi e Ciccio Ingrassia. Si tratta di Due marines e un generale, dove il vecchio Buster recita muto per l'intero film, concedendosi una sola, unica, battuta nel finale. Un emblematico "grazie" che stringe il cuore per quanto è simbolico. 
Ricordava Franco Franchi: "Povero Keaton, tu lo sai che quando lo abbiamo conosciuto noi, per tirare avanti decorava dei piatti per dei ristoranti, tipo i nostri piatti del buon ricordo... Non è giusto che un signore anziano venga trattato così". 

No, non è giusto. 
Non è giusto che un colosso come Keaton sia morto dimenticato da tutti, nel 1966, per un male incurabile tenutogli pietosamente nascosto dalla seconda moglie. 
Postumi, troppo postumi, i veri riconoscimenti alla sua genialità. 

Dove resta, Keaton? Nei versi delicatamente meravigliosi scritti da Claudio Lolli e Francesco Guccini nella canzone Keaton, nell'altra canzone di Lolli La fine del cinema muto
Ascoltatele entrambe, e ci troverete tutta la malinconia dell'ingiusta vita di un genio dimenticato e messo da parte come una scarpa vecchia. 

Ma, soprattutto, riguardate i suoi film. Tanto quelli muti del periodo d'oro quanto quelli sonori del declino. 
Troverete la risposta alla domanda eterna "cosa vuol dire essere un grande attore?". 
Noi, intanto, qui sotto, vi si linka un piccolo corto di appena venti minuti... tanto bastano trenta secondi a coglierne la grandezza. Poi approfondite, spulciate, godete. Non è mai abbastanza la poesia che i veri artisti possono regalarci... 

Buon sabato a tutti,
IL LESTO



Nelle puntate precedenti di LestoFilm si è parlato di: 








2 commenti:

  1. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  2. Elogio stupendo e meritato di Buster Keaton ma la sua vita non era così disastrata, non è stato dimenticato e nemmeno decorava piatti come asseriva Franco Franchi.
    Nel 1928 perde la propria autonomia creativa quando il suo cognato-boss -produttore vende il suo contratto alla MGM. Mayer tuttavia non capisce cosa ha fatto diventare Buster così famoso, non comprende infatti la sua comicità, affidandogli così parti da caratterista. Buster entra in contatto con la nuova industria cinematografica che lo ingoia , egli scoprì che i suoi nuovi film sonori ( che non apprezzava ) sbancavano il botteghino piu dei suoi vecchi film. Tutto questo, aggiunta una disastrata vita matrimoniale, lo portò a bere. Mayer così lo licenziò perchè Keton si assentava dal lavoro a causa del suo alcolismo , ma era una sorta di stratagemma per "spaventarlo", richiamandolo successivamente. Ma sorprendendo tutti Keaton rifiuta.Nel 1935 impone a se stesso di non bere piu per cinque anni.Nel 1940 riprende a bere ma non come prima, stando a testimonianze non perdeva mai l'autocontrollo. Nel 1955 smette del tutto di bere in seguito ad una grave emorragia. Nel 1949 l'ascesa , un Oscar alla carriera nel 1960, il pubblico europeo riscopre un suo film ( The General) un flop quando era uscito (1926) e causa indiretta del suo declino. Negli anni 60 Keaton è in auge, amato da un pubblico giovane,come pure dai registi e giovani attori che diventeranno suoi amici ( ad esempio Dick Van Dyke) . Morirà a 70 anni nel sonno per un cancro ai polmoni nel 1966 (era un accanito fumatore) . La sua terza moglie Eleanor (1918-1998) accanto a lui per ventisei anni , smentisce la diceria che fosse indigente, in realtà guadagnava piu di prima grazie anche alla televisione e agli spot commerciali dove rimetteva in scena il suo repertorio. Ed Watz , biografo statunitense, asserisce che Keaton è stato uno dei pochi che aveva ritrovato il suo pubblico.
    Orson Wells alla fine degli anni sessanta disse che "...almeno è morto in un tripudio di gloria"

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