Diario della
Domenica
LA SUPREMA FIGURA DI
MERDA
Aficionados cari,
è di nuovo domenica
ed è di nuovo il tempo di questo spazio, dove in totale solitudine
mi abbandono a raccontarvi i più nascosti e turbati anfratti della
mia mente e della mia esistenza.
Oggi si parla,
prosaicamente, di figure di merda. E le figure di merda, si sa, le
facciamo tutti, quotidianamente e incessantemente.
Solo che
quotidianamente e incessantemente facciamo le cosiddette Figure di
Merda Normali (FdMN), quelle che va bene, le fai, ma non hanno
conseguenze nel mondo e, soprattutto, non destabilizzano la tua
psiche. Poi capita, una tantum, di fare Grandi Figure di Merda
(GfdM), quelle serie, quelle per intenderci che poi ci pensi
parecchio, che ti fanno far fatica pure ad addormentarti dalla
vergogna.
Ma poi ci sono, o
meglio c'è, la Suprema Figura di Merda (SfdM), quella che capita una
volta nella vita, talmente gigantesca che vorresti sotterrarti,
sparire, ucciderti. Quella, in definitiva, che ti fa vergognare anche
a distanza di anni, quella che anche a distanza di anni ti fa venir
voglia di sparire dal mondo.
Orbene, aficionados
amati, quel che segue è il tragico racconto della mia Suprema Figura
di Merda.
Facevo
l'università, all'epoca.
E
ai tempi dell'università andavo forte. Fortissimo. Nel senso che
macinavo esami alla velocità della luce e pure con ottimi risultati.
Ma
non solo. La cosa meravigliosa era che a ogni esame ci arrivavo
tranquillo, senza ansie, senza patemi. Appena un po' di brivido
adrenalinico nell'attimo prima di mettermi seduto davanti agli
esaminatori e poi niente, via tranquillo e sereno.
Fu
con questo stato d'animo scanzonato che arrivai all'Università anche
quella lontana mattina del giugno 1998, la mattina del mio esame di
Lingua e Letteratura Francese.
Era
un esame grosso, impegnativo e per me molto importante, visto che
avevo deciso di laurearmi su un argomento francese. L'esame
consisteva in due parti: una linguistica, di lettura, comprensione,
analisi e commento di un testo letterario (in francese) e una
letteraria, sulla storia della letteratura francese in generale (in
italiano).
Ero il sesto della lista. L'esame si svolgeva in una
stanzina chiusa del dipartimento di lingue neolatine in Piazza
Brunelleschi, Università degli Studi di Firenze, facoltà di Lettere
e Filosofia. Ero in forma, quel giorno. Talmente in forma che alla
mia solita tranquillità si sommava un'incredibile e immotivata
allegria, tale da spingermi a sparare stronzate a raffica e a
scherzare con chiunque mi capitasse a tiro.
Poi
arrivò il mio turno. Feci per entrare, ma il professore mi bloccò
sulla porta.
E
mi disse: - Lestini le dispiace se faccio una piccola pausa? Solo
cinque minuti, il tempo di prendere un caffè... -.
- Certo,
faccia pure... -, risposi io.
Mi
disse di accomodarmi e sparì con altra gente verso il bar. Io mi
misi a sedere nella stanza vuota, davanti alla cattedra.
La
porta dello stanzino, intanto, era rimasta aperta.
E
in quell'istante, successe uno di quei miracoli che capitano SOLO
all'Università. Alla Facoltà di Lettere, per la precisione.
Entrarono,
TUTTE IN UNA VOLTA, SETTE RAGAZZE....UNA PIU' BELLA DELL'ALTRA,
ognuna con i loro bei vestiti estivi addosso.
Una di loro, con
voce candida, mi chiese: - Senti, ti scoccia se assistiamo all'esame?
-.
Ovviamente
io rispondo un colossale MA CEEEEERTOOOOOO, così convinto ed
entusiasta che mi avranno sentito anche all'Università di Pisa.
E,
LA PIU' BELLA FRA LE SETTE, si siede accanto a me. Proprio accanto a
me. Anzi, molto più che accanto. Si siede nella sedia che,
letteralmente, è attaccata alla mia. Tombola, è il mio giorno
fortunato, penso.
Aveva un vestitino verde con le spalline,
corto, svolazzante, fatale, omicida, due gambe lunghe e micidiali che
mi sento male solo a ripensarci e gli occhi nerissimi, mortai.
Per
farla breve, dopo tre secondi ero già innamorato.
Allora
succede.
Succede
che fondamentalmente vado MOLTO OLTRE la mia proverbiale calma da
esame.
Succede
che, praticamente, MI DIMENTICO CHE DI LI' A CINQUE MINUTI DEVO
SOSTENERE UN ESAME IMPORTANTISSIMO.
Comincio a scherzare (con
tutte e sette) e a provarci spudoratamente (con la mia incantevole
vicina di sedia).
Sparo stronzate, dico a gran voce che non so
nulla, che non ho studiato niente, che il mio esame durerà tre
minuti esatti....più altre cazzate in ordine sparso. Loro ridono. E
più ridono, più io prendo sicurezza. Così, sfrontato e ventunenne,
passo all'attacco.
Smetto
di scherzare con tutte e mi concentro sull'angelo che mi siede
vicino.
"Guarda che non so niente davvero...", le dico.
(lei sorride: buon segno, penso....una donna che sorride sono 10
punti a mio favore).
"Oggi ho tutto meno che voglia di fare
l'esame...." (non sorride, ma ride: bene, mi trova divertente e
brillante....altri 20 punti....).
"Ma quanto ci mette il
prof.? Dai su, speriamo si sbrighi, ho fretta di andare al mare..."
(sorride ancora....solo che non parla....non dice una
parola...benissimo, è timida....).
"Perché non vieni al
mare con me?" (lei sorride ancora e si copre la bocca con la
mano per trattenere la risata....timidissima, rossa in volto, la
ragazza è mia....me lo sento, ho fatto colpo....).
"Comunque
piacere, Riccardo....".
E lei finalmente risponde. Con un
filo di voce, ma risponde.
"Giulia....".
Mi sembra
di percepire un leggero accento francese. Ma sicuramente è la mia
impressione. Suggestionato dall'esame. E dalla mia passione per le
francesi.
Sto
per dirle altro, ma in quel momento rientra il prof. Imbrocco
interrotto. Solo rimandato. Finisco l'esame e poi riparto, penso.
Il
prof. mi chiede di prendere il testo.
È La
Cantatrice Calva di
Ionesco, ovviamente in francese.
Mi
dice la pagina e mi chiede di leggere e tradurre.
Apro
il libro e inizio a leggere. Appena inizio a leggere, 'Giulia', la
mia amatissima vicina, mi si stringe addosso, sporgendo la testa
verso il libro.
Io penso: amore mio, capisco che sei pazza di me,
capisco che sono irresistibile, però dai, pazienta....devo pur
sempre dare un esame!!
Ma lei non capisce. E più leggo più lei
mi si stringe e si sporge.
Il prof. interrompe bruscamente la mia
lettura.
Ecco, penso, Giulia mi ha distratto e la tempesta
ormonale mi ha fatto sbagliare pronuncia.
Ma il prof. mi dice:
"Lestini scusi, ma dovrebbe mettere il libro in mezzo....così
può leggere anche la mia assistente....faccia leggere anche la
Dottoressa....se no...".
E
dicendo 'mia assistente' e 'dottoressa' indica chiaramente col dito
Giulia, la mia vicina, la mia innamorata.
Mio dio....mio
dio....mio dio.....
E andiamo.
Vai con la più colossale
figura di merda della mia vita.
Vai con l'esame.
Vai,
Lestini.....
IL LESTO
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Ma alla fine com'è andato questo esame? =)
RispondiEliminaL'esame Sabina andò molto bene, nonostante tutto... fu l'abbordaggio a naufragare penosamente :))
EliminaMa non fu affatto una FdM, né grande né piccola, semmai una curiosa gaffe. La FdM l'avresti fatta se avessi tenuto un atteggiamento sprezzante o arrogante (tipo "quel grullo del professore lo fo fuori in du' minuti"). Credi che la lettrice Julia non sia mai stata scambiata prima per una studentessa? Secondo me s'è pure divertita.
RispondiEliminaJacopo (di Perugia ma ho studiato anch'io in piazza Brunelleschi)