Diario della
domenica
LA PSICOSI DELLA
POLIZIA FERROVIARIA
(sono un Serial
Killer inconsapevole)
Aficionados carissimi,
la domenica gli abitanti del lestobunker si riposano e io, finalmente solo, mi concedo questo spazio completamente libero, dove mi lascio andare a uno zibaldone diaristico in cui esprimere le mie più intime considerazioni sul mondo, nonché le mie più segrete turbe mentali.
E se la settimana scorsa vi avevo parlato delle mie convinzioni sulla porno natura degli sms, oggi vi racconterò uno dei drammi più allucinanti della mia esistenza.
Procediamo.
Manca ancora la
verifica finale, la riprova definitiva, ma ormai sono sicuro al 99%:
per uno strano scherzo della natura, il mio profilo somatico
corrisponde esattamente all'identikit del serial killer tipo (o del
terrorista internazionale tipo) che, durante i corsi d'addestramento
per aspiranti poliziotti, viene mostrato alle future forze
dell'ordine nella lezione dedicata a sospetti/controlli/supposizioni.
Ne sono certo, non sto scherzando.
Questa mia assoluta certezza è
il frutto non di uno studio astratto, ma di una concreta e reale
esperienza più che ventennale, maturata soprattutto sui treni.
Andiamo con ordine. Dal settembre del 1990 al luglio del 1995 ho
frequentato il liceo classico, fuori dal mio paese. Ogni mattina mi
svegliavo alle 6, prendevo un treno che dopo 7 minuti scarsi di corsa
mi scaricava nella stazione di destinazione. Lì dovevo aspettare
qualcosa come 40 minuti una corriera scassata che mi avrebbe portato
a poche centinaia di metri dalla scuola. All'una e mezzo il
procedimento si ripeteva in senso contrario. Così, per cinque anni,
sei giorni la settimana, nove mesi l'anno.
Dal novembre 1995 a oggi,
vivo a Firenze. Per andare a Firenze, o per tornare da Firenze al mio
paesello (cosa che avviene, più o meno, a cadenza quindicinale, da
più di sedici anni), destino ha voluto che spesso, molto spesso,
debba cambiare treno, nella stessa identica stazioncina della sosta
per raggiungere il liceo.
Ergo, sono esattamente VENTIQUATTRO ANNI che percorro questa linea con il treno e che mi fermo in questa
stazioncina di cambio e smistamento.
In questa stazioncina c'è
una centrale della PolFer (Polizia Ferroviaria).

Date queste premesse, andiamo ai fatti. Tutto ebbe inizio in un
buio pomeriggio del gennaio 1991. Epoca della prima guerra del golfo
e io quattordici anni appena compiuti.
Tornavo da un’assemblea
pomeridiana del collettivo in cui si era deciso per quella che
sarebbe stata la prima occupazione della mia vita.
Seduto sulla panca
di legno della sala d’attesa, aspettando il treno in compagnia del
mio amico R. B., tre anni più grande (cito solo le iniziali, visto
che oggi è assessore, scrive articoli di fuoco contro le
manifestazioni di piazza e non vorrei rovinargli la carriera, anche
se la tentazione è fortissima).
Arrivano dal nulla due agenti della
Polfer. “Documenti”, dicono con tono truce.
Gli diamo i
documenti, loro controllano (cosa?), scrivono su una cartellina (cosa
scrivono?), telefonano (a chi??) e dettano al telefono le nostre
generalità (??). Aspettano.
Poi qualcuno dall’altro lato del
telefono (chi??) risponde qualcosa (cosa??), loro riagganciano e ci
rendono i documenti borbottando.
Bene, questo è stato il PRIMO
episodio di una serie incalcolabile di EPISODI ASSOLUTAMENTE
IDENTICI. L’unica variante è che UNA VOLTA SU DUE chiedono “Cosa
fa lei qui?”. E io ogni volta resisto alla tentazione di rispondere
“cerco me stesso”, “aspetto che inizi la partita” oppure
“vado dal macellaio”….e rispondo, bravo e diligente: “aspetto
il treno vado a Passignano”, oppure “aspetto il treno, vado a
Firenze”. E sono sempre scontrosi.
Tranne quella volta, mi pare
fosse il 1994, di ritorno dall’ennesima assemblea pomeridiana del
collettivo, chiesero i documenti a me e al mio amico F. L. (sempre le
iniziali, oggi vota a destra….sì, ho frequentato sempre e solo
gente sbagliata), e quando scoprirono che il suddetto amico era
nipote di uno degli uomini più ricchi della provincia ci riempirono
di salamelecchi.
Ad ogni modo, da quel lontano 1991 a oggi, posso
affermare tranquillamente – arrotondando per DIFETTO – che quegli
stessi 10/12 agenti mi hanno chiesto i documenti circa 145 VOLTE, con
una media di circa 6,43 volte l’anno, un 65% di volte in stazione e
il restante 35% in treno.
E non esiste situazione tipo: mi hanno
fermato con la stazione deserta e con la stazione affollata, sulla
banchina del binario e sul sottopassaggio, al bar e alla
biglietteria, in vagoni vuoti e in vagoni pieni fino a scoppiare.
Questo mi porta a concludere che non c’è altro motivo per tale
persecuzione che non sia LA MIA ESATTA CORRISPONDENZA SOMATICA AL
PROFILO TIPO DEL PIU’ EFFERATO SERIAL KILLER.
Confrontate attentamente le due immagini qui sotto:

Concludendo. Qualche mese fa, tornando al mio paesello da Firenze, approfittando di una sosta del treno di circa 25 minuti alla solita stazioncina, scendo per fumarmi una sigaretta. Puntualmente, per la CENTOQUARANTOTTESIMA VOLTA, i SOLITI agenti mi chiedono i documenti.
Solito copione e solite mie riflessioni:
“Documenti,
prego…” (ma possibile?? Ehy….sono sempre io!!!!! Lo stesso, da
ventiquattro anni!!!! Mi avete visto bambino, adolescente, ragazzo,
uomo….come fate a non riconoscermi???? Ma un poliziotto non
dovrebbe avere un minimo di memoria fotografica??? Non dovrebbe
essere almeno un po’ fisionomista????)
“Cosa ci fa lei qui?”
(ma cosa cazzo ci devo fare in una stazione????? Aspetterò il treno,
no????)
Poi guardano il documento.
No, non ho cambiato nome e nemmeno data di nascita.
Poi
telefonano. (ma me lo dite a chi è che telefonate???? Ma anche
questi del centralino, non si saranno rotti le palle di controllare
per VENTIQUATTRO ANNI se RICCARDO LESTINI nato a Perugia il 22/12/1976
RISULTA PER CASO NELLA LISTA DEI PREGIUDICATI????)
Poi aspettano.
E guardano male. Poi hanno risposta. Poi mi ridanno il documento e
nemmeno salutano.
Solo che io, stavolta, al CENTOQUARANTOTTESIMO CONTROLLO, non ce la faccio più. E chiedo: “Scusate, ma perché
sempre a me? La stazione è piena di gente….”. E loro sempre più
torvi rispondono: “Sono controlli casuali…”. Casuali? Casuali?
CASUALI????? Sono 131 VOLTE!!!!! Prendo fiato e dico: “Bè,
veramente non mi sembrano molto casuali…prendo questo treno
spessissimo, e fermate sempre me….”.
Il poliziotto fa una
pausa teatrale. Poi dice senza guardarmi: “Non dica idiozie!”.
E
se ne va.
Come non detto.
Nei secoli fedele.
Amen.
IL LESTO
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