LestoFilm
L'UOMO CHE A FIRENZE
INVENTÒ
IL CINEMA PRIMA
DEI FRATELLI LUMIÈRE
Aficionados
carissimi,
rieccoci ancora,
come ogni sabato a parlarvi di cinematografo e dintorni, io
sottoscritto lestoscrivente e il mio fedele assistente Diego Armando,
alieno viola.
Prima di tutto vi si
rammenta che sabato prossimo, causa week end di ferragosto, si
piglia un meritato riposo e non pubblicheremo post.
Detto ciò, veniamo
a oggi e veniamo a noi. Vero è che ci garba ogni sabato dire
cinematografo anziché cinema, più per vezzo che per altro, ma a
questo giro il termine è più che mai azzeccato, calzante anzicheno.
Oggi infatti vi si
conta una delle storie a nostro avviso più belle e sconosciute di
cento e passa anni di vita della settimana arte, la storia di tale
Filoteo Alberini, fiorentino d'adozione, classe 1865, che a manco
trent'anni gli capitò d'inventare il cinematografo senza che nessuno
se ne accorse.
Ma andiamo con
ordine. E soprattutto andiamo indietro, ma parecchio indietro, nel
tempo.
Più precisamente
andiamo alla seconda metà dell'ottocento, quando in Italia, in
Europa e in ogni dove le tragedie delle guerre mondiali erano ancora
di là da venire, quando il positivismo faceva guardare al progresso
industriale e tecnologico con fiducia, speranza ed entusiasmo, quando
ogni giorno si annunciava una scoperta destinata a cambiare (in
meglio) il mondo.
La seconda
rivoluzione industriale aveva seminato dappertutto la smania della
scoperta, dell'invenzione, della scalata sociale. Le produzioni su
larga scala, il motore a scoppio, il biplano, la luce elettrica:
niente pareva impossibile.
In ogni dove si era
scatenata la corsa febbrile all'invenzione e al brevetto. Eserciti di
pionieri, impreditori, inventori e sognatori, a volte geniali, più
spesso romantici e improvvisati, partorivano ogni giorno idee d'ogni
sorta per assicurare al mondo, e soprattutto a se stessi, un futuro
migliore.
Tra i tanti tarli
che si annidavano nelle teste di questa folla di scalatori, c'era
pure un sogno smisurato: quello di catturare, e soprattutto
riprodurre, la realtà in movimento.
Ci lavorarono in
molti, indipentemente l'uno dall'altro, a questo folle sogno.

Questi film per
kinetoscopio, inizialmente girati da Edison per intrattenere la gente
che andava ad ascoltare la musica riprodotta da un'altra sua celebre
invenzione, il fonografo, erano realizzati alla velocità di
48 fotogrammi al secondo, e non duravano mai più di alcuni secondi,
sempre a inquadratura unica e fissa. Però, grazie all'uso simultaneo
di kinetoscopio e fonografo (mentre lo spettatore guardava nel
kinetoscopio, ascoltava la musica del fonografo grazie a delle
auricolari), in questi filmetti qua abbiamo la prima preistorica
combinazione di musica e immagini.
Col kinetoscopio
Edison ci girò il mondo, portandolo nelle fiere e in stanzoni
appositi, dove chiunque poteva assistere al prodigio dell'ultima
meraviglia della scienza pagando un biglietto.
Arrivò pure a
Firenze, il kinetoscopio, sotto i portici di quella che all'epoca si
chiamava piazza Vittorio Emanuele e che oggi si chiama piazza della
Repubblica.

Fu amore a prima
vista. E, come tutti gli amori, specie quelli nati da un colpo di
fulmine, divenne presto un'ossessione, al punto che l'Alberini iniziò
a lavorare notte e giorno al kinetoscopio per apportargli sostanziali
e decisive modifiche.
Non lo sapeva
Filoteo, ma la stessa cosa la stavano facendo pure i fratelli Lumière
a Parigi e i fratelli Skladanosky in Germania.
Ma Filoteo Alberini,
nella solitudine fiorentina, spinto da un entusiasmo incontenibile,
arriva prima di tutti gli altri suoi sconosciuti concorrenti.

Tutto questo un
anno prima dell'invenzione dei fratelli Lumière.
E allora com'è che
come padri e inventori unici del cinema sono da sempre indicati i
francesi Louis e Auguste Lumière?
Risposta semplice.
Tragicamente semplice. Filoteo Alberini ebbe la sfiga cosmica di
essere italiano e, soprattutto, di aver lavorato al suo progetto in
Italia, un paese dove già a quei tempi là la burocrazia era un
mostro a sette teste programmato per strangolare qualsiasi slancio di
genialità (e poi ci si interroga sulla fuga di cervelli... ).
Fatto sta che
proprio per un intoppo burocratico, il Ministero
dell'Industria e del Commercio rilascia il brevetto per il
kinetografo con quasi due anni di ritardo, precisamente alla
fine del dicembre 1895, vale a dire appena qualche giorno dopo la
presentazione, a Parigi, del Cinematografo Lumière,
l'invenzione destinata a strabiliare il mondo e a cambiare la storia.
Il Cinematografo
Lumière non aveva sostanzialmente nulla di diverso rispetto al
Kinetografo Alberini: entrambi imprimevano alla velocità di 16
fotogrammi al secondo ed entrambi consentivano la proiezione in
contemporanea per un pubblico potenzialmente illimitato.
Di diverso ci fu
soltanto che i Lumière ottennero subito il brevetto, rendendo
completamente inutile l'invenzione dell'Alberini.
Ora uno, di fronte a
una sfiga simile, avrebbe pure il diritto di spararsi.
Alberini no, mica si
fa abbattere. Aveva una tempra da paura, sto tizio qua.
E così si butta
anima e corpo nella pionieristica industria cinematografica. Prima di
tutto, sempre a Firenze, sempre sotto i portici dell'ex piazza
Vittorio Emanuele e attuale piazza Repubblica, apre la prima sala
cinematografica d'Europa, e quindi del mondo: la sala Edison,
inaugurata nel 1901.
E siccome gli affari
vanno più che bene, esporta il tutto pure nella capitale, a Roma,
dove in piazza Esedra apre un'altra sala di proiezione, il cinema
Moderno.
Non pago, assieme
all'amico Daniele Santoni fonda lo Stabilimento di Manifattura
Cinematografica Alberini&Santoni, che poi cambierà il nome
in Cines, e infine in Cinecittà.
E, sempre con
Santoni, girerà pure il primo film italiano a soggetto, La presa
di Roma, datato 1905.
Per carità, magari
tutta sta roba qua che vi s'è raccontato in fretta e furia è una
storiella da nulla, una quisquiglia, una pinzillacchera qualunque.
Però mi sembra un
po' da stronzi averla dimenticata e non saperla.
Non sapere chi è il
tizio che ha dato il via a tutta la storia di Cinecittà e compagnia
bella.
Non sapere che un
italiano, a Firenze, ha inventato il cinema un anno prima dei
fratelli Lumière, e che sempre a Firenze ha dato vita alla prima
sala di proiezione del mondo.
Sì, proprio da
stronzi dimenticarlo.
Alla prossima,
IL LESTO
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lestiniriccardo@gmail.com
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