martedì 29 luglio 2014

SAN MATTEO RENZI DA RIGNANO


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SAN MATTEO RENZI DA RIGNANO



La certificazione di miracoli effettivamente compiuti e il seguito di una folla adorante e invocante, sono da sempre le patenti imprescindibili per ogni processo canonico di santificazione.

Matteo Renzi da Rignano sull’Arno, protettore dei rottamatori, bruciando le tappe tra le macerie di un paese distrutto e impazzito, le ha già ottenute da tempo.

Per ciò che riguarda i miracoli, San Matteo ha compiuto imprese mirabolanti tipo la tramutazione del più antico conservatorismo nel nuovo che avanza, l’elezione a Premier senza elezioni, la cancellazione di quel poco di sinistra e socialdemocrazia ancora esistente, la sparizione di Bersani e, soprattutto, la moltiplicazione dei voti del PD.

Circa il seguito di folla invece, non si è nemmeno dovuto impegnare troppo. Gli è bastata l’Italia, la sua storia, la storia di un popolo sempre pronto a gettarsi ai piedi del capo di turno e a invocarlo a mani giunte come l’unico Salvatore possibile e onnipotente.



A questo punto, già santo acclamato e conclamato da tempo, incarnazione vivente del più compiuto potere forte sedicente democratico, San Renzi da Rignano può procedere ad ampie falcate verso il suo obiettivo supremo: distruggere la Costituzione e smantellare lo Stato democratico.



Un percorso a tappe serrate (Renzi ha sempre fretta, parla in fretta e va sempre di fretta) e necessariamente scandite da altri miracoli.



Primo fra tutti, l’illusione del fare.

In questi mesi di vita il governo del santo rignanese non è che abbia fatto cose sostanzialmente sbagliate. Semplicemente, farsa degli 80 euro in busta paga a parte, non ha fatto niente. Così come non ha fatto niente il precedente governo Letta e così come non ha fatto sostanzialmente niente il precedente governo Monti.

Ma tra il niente di San Matteo e il niente degli eretici predecessori, c’è una differenza abissale. Il profeta delle sponde dell’Arno, pur non facendo niente, fa tutto. Più presenzialista e logorroico di Papa Francesco, non passa giorno senza che San Renzi Premier non annunci strombazzando una riforma, un risultato clamoroso, una svolta epocale, un cambiamento storico, un’alba di rinascita nazionale.

L’Italicum, la riforma del Senato, la riforma della Pubblica Amministrazione, la rivoluzione della Pubblica Istruzione (tanto per citare solo le più importanti): tutte cose annunciate come già fatte, già realizzate con tanto di fanfare e tagli di nastri.

Poi nella sostanza non succede niente, non viene fatto niente e tutto viene continuamente rimandato, ma non importa, è proprio questo il miracolo.



Poi, la mistica dell’urgenza.

Il fare tutto senza fare niente non avrebbe questo impatto se non fosse condito, negli annunci e nelle dichiarazioni del Santo Premier, da una continua urgenza, da una costante questione di vita o di morte.

“O si fa l’Italicum o si muore”, “Su questo mi gioco l’osso del collo”, “Io ci metto la faccia” e via dicendo.

Senza un po’ di martirio, senza l’immolarsi per il bene comune, che miracolo sarebbe?



E, ovviamente, l’illusione del comando assoluto.

Il Santo deve essere solo, altrimenti la gente non lo segue. Così un Santo Premier deve essere solo al comando. Solo, forte e indistruttibile.

E San Matteo da Rignano non perde occasione di ribadirlo, questo suo comando assoluto, questo suo continuo dettare la linea. Ovunque. Si pensi, tanto per dire, all’autocelebrazione per il semestre di Presidenza dell’Unione Europea. Non importa che questo onere non sia elettivo, che a rotazione tocchi a tutti – Cipro compreso: il miracolo di San Renzi lo ha trasformato in un successo personale clamoroso, come se grazie a lui e alla sua credibilità l’Italia si sia presa l’Europa intera.

E soprattutto non importa che nella realtà dei fatti l’Italia, sullo scenario internazionale, sia completamente asservita alle potenze straniere, alla Germania in materia economica e agli Stati Uniti in materia militare e diplomatica.



C’è anche la logica del mistero.

Uno dei punti centrali del premierato di San Matteo è rappresentato dagli incontri con Silvio Berlusconi e dall’ormai celeberrimo patto con Forza Italia. Un patto che nella sostanza è una sigla assolutamente priva di contenuti. O meglio, i contenuti ci sono, ma non ci è dato sapere quali siano.

E va ovviamente bene così. Parliamo di miracoli, di fede, e l’alone di mistero è quanto mai necessario e imprescindibile.



Infine, i nemici.

Se un santo non viene ostacolato, attaccato, contestato, vilipeso, incompreso nelle sue illuminanti preveggenze, non vale niente.

Questo San Renzi da Rignano, che viene dall’Azione Cattolica e in logica dell’agiografia non deve imparare niente da nessuno, lo sa benissimo. Perciò, quando il miracolo del fare senza fare scricchiola e comincia a non reggere più, ecco uscire dal cilindro il miracolo dello scarico di colpe e responsabilità sui nemici, veri o presunti.

Un Santo Premier, ce lo insegna la storia, ha potenzialmente nemici ovunque: certo tra gli oppositori ma anche (forse soprattutto) tra gli alleati. San Matteo Nostro non fa eccezione, e non passa giorno senza bacchettare e minacciare di passare per la forca questo o quell’alleato dissidente, senza attaccare questo o quell’altro oppositore troppo zelante.



Nel caso in cui poi non ci sono, scontri zuffe e polemiche San Renzi li cerca o li crea ad hoc.

Così, quando finiranno le vacanze e a settembre gli verrà chiesto il conto di quanto fatto in circa otto mesi di governo e questo conto sarà in tragico passivo e registrerà uno zero assoluto alla voce riforme, San Matteo da Rignano potrà dirottare le colpe sui sabotatori, sui complottasti, sugli sciacalli della vecchia politica che lo hanno ostacolato e ingannato impedendogli di cambiare l’Italia.  



E gli italiani, che come sempre la storia ci insegna non vogliono cambiare le cose ma vogliono solo un leader supremo capace di fare la voce grossa e che dica di voler cambiare le cose, saranno dalla sua parte e torneranno a votarlo in massa.

Come alle europee e più che alle europee.



E a questo punto il miracolo sarà completo e San Matteo Renzi avrà finalmente la strada spianata per realizzare la sua Italia: un paese rifondato sul liberismo più sfrenato e becero, con servizi pubblici sempre più scadenti e con un privato più o meno qualificato in materia di istruzione, sanità e via dicendo cui solo i ricchi potranno accedere. Un paese dove servizi e industria saranno svenduti ai magnati internazionali per un piatto di lenticchie. Un paese impassibile e inutile sullo scacchiere internazionale.
Un paese ottusamente fiero di aver rottamato la democrazia.



IL LESTO



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2 commenti:

  1. Gentile Lestini,
    anche se non personalmente la conosco da tempo. L'ho vista a teatro e ho letto alcune sue pubblicazioni.
    Apprezzo molto il suo modo di scrivere, così intenso e iperbolico, e (forse ancora di più) le sue doti di attore.
    Nonostante questo, mi trovo assolutamente in disaccordo con le sue posizioni ideologiche e politiche.
    Non voglio tuttavia scatenare un dibattito in materia, ma soltanto porle delle domande nella speranza che tali questioni possano invitarla a riflettere:
    1) Lei contesta e accusa Matteo Renzi pressoché su tutta la linea. Ma non pensa che la sinistra "pura e dura" cui lei appartiene, oltre che inattuale e puro spettro di un passato che non esiste più, non abbia alcuna prospettiva realistica di proporre un'alternativa di governo a ciò che contesta? In altri termini: Matteo Renzi un'idea di governo ce l'ha, un'idea di Italia l'ha tracciata... lei, oltre alla contestazione, cosa propone?
    2) Lei che in passato ha legato la sua attività artistica alla difesa di una questione assai discutibile come l'operato no global al G8 di Genova, vistone l'ovvio fallimento non pensa che quegli ideali sia opportuno superarli, abbandonarli e riconoscerne l'errore e l'ingenuità di fondo?
    3) Da quanto leggo su di lei, so che oltre a svolgere attività artistica di scrittore e teatrante, è anche e soprattutto un insegnante. Non pensa che sia fortemente diseducativo nei confronti dei suoi studenti esprimere pubblicamente posizioni così contrarie al premier attualmente in carica e, ancor di più, posizioni di difesa delle azioni di un pericoloso black bloc quale è stato Carlo Giuliani? Non pensa che lei debba comunicare esclusivamente valori assoluti e che, per il resto, debba rimanere imparziale per il bene degli adolescenti che lo Stato gli chiede di seguire ed educare?

    Mi scuso se mi sono dilungato troppo. Ma qualche anno fa, e per altra occasione, le avevo posto simili questioni in una mail cui però lei non ha mai risposto. Spero questa volta abbia tempo e volontà di farmi sapere la sua.

    Cordiali saluti,
    Sergio Brabacci

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  2. Gentilissimo Brabacci,
    mi scuso anzitutto per il ritardo nel risponderLe, ma prima mi è stato davvero impossibile. E soprattutto mi scuso per non aver risposto, anni fa, alla sua mail, ma la mia mancata risposta non è stata voluta. Solitamente rispondo a tutti, senza distinzione. Evidentemente la sua mail, per qualche ragione, mi è sfuggita e non l'ho nemmeno letta.
    In ogni caso, veniamo a noi.
    Partendo dal presupposto che rispetto completamente le sue opinioni e il suo pensiero pur non condividendolo in nessun aspetto, alle prime due questioni che Lei mi pone sono costretto a rispondere in maniera assai sbrigativa.
    Nel senso, a parte che non è compito mio elaborare un programma di governo, io non posso accettare una linea politica solo perché propone qualcosa. Se così fosse, dovrei - per paradosso - accettare pure il nazismo. Vorrei uno stato socialdemocratico, con tutto ciò che significa, e il liberismo renziano lo rifiuto in toto. Per ciò che concerne quello che lei chiama il "discutibile operato no global", mi limito a dire invece che se Lei vuole cedere alla vulgata popolare che ha seppellito centinaia e centinaia di proposte sotto il fumo dei lacrimogeni e delle barricate, è liberissimo di farlo. Se invece ha la pazienza di cercare e documentarsi, troverà in ogni dove le proposte non tanto di Stato, quanto di Mondo, che avevamo avanzato all'epoca. E nel loro fallimento, io non riconosco l'errore e l'ingenuità, ma vedo al contrario il motivo della tragedia sociale odierna.
    La terza questione invece, è più delicata e mi interessa maggiormente.
    Nella mia professione di insegnante, io credo fermamente nel pensiero e nell'ideologia di quello che ritengo essere il più grande educatore della Storia d'Italia, vale a dire don Lorenzo Milani.
    Che cosa è signor Brabacci, l'imparzialità? L'imparzialità è distanza dalle cose, asetticismo, mancanza di passione e di coinvolgimento. Come Lei sicuramente sa, il verbo "studiare" deriva dal latino "studere", che significa "appassionarsi". E come si può appassionare gli studenti se il professore è il primo a non essere appassionato? Come stimolarli senza passione?
    Provi a rispondermi Lei, adesso.
    Il compito di un professore non è quello di essere imparziale, ma quello di essere APPASSIONATO e, nella sua passione, INTELLETTUALMENTE ONESTO. Nel senso che la mia parzialità, il mio esprimere senza problemi la mia posizione sulle cose che ci circondano, non equivale a malizia né tanto meno a occultamento. Io racconto I FATTI, la VERITA'. Non la nascondo a mio comodo. Ma su quei fatti, su quelle verità, mi espongo, dico la mia.
    Insegno da appena otto anni. Non è una grande esperienza, lo so. Eppure posso dirLe che nessun mio studente è diventato mio 'clone' né mio epigono.
    Credo anzi che il mio espormi, il mio dire sempre e comunque come la penso, li abbia aiutati a tirare fuori se stessi, a lottare sempre e comunque per dire la propria, a non aver paura - in un grigio mondo di ignavi - di esprimere le proprie idee.

    RingraziandoLa dello stimolo al dibattito, nonché dei complimenti che ha espresso sulla mia scrittura e sulla mia attività teatrale, le porgo i più cari saluti,
    Riccardo Lestini

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