lunedì 28 luglio 2014

il LestEditoriale. DONNE ANTIFEMMINISTE E ALTRE CATASTROFI


il LestEditoriale

DONNE ANTIFEMMINISTE E ALTRE CATASTROFI


Aficionados carissimi, buondì a tutti quanti voi direttamente dal lestobunker.



Quaggiù, a centinaia e centinaia di chilometri sottoterra dove ci siamo volutamente rintanati sette giorni or sono, mentre proseguono le complesse e incasinate operazioni di trasloco e arredamento, si discorre e si questiona sulla prima settimana di vita del blog. 

E discorrendo e valutando tra il serio e il faceto, il lusco e il brusco, il bau e il miao, siamo contenti dio bonino. Ma parecchio contenti, che in sei giorni sto blog ha avuto più di 800 visitatori, ché pure se non son numeri da edizioni Mondadori non son nemmeno noccioline. Anzi, ci paion tanti tanti, perciò grazie, aficionados, grazie grazie grazie.


E a proposito di visitatori, siccome i potenti mezzi di google ci permettono di visualizzare nel dettaglio la provenienza geografica di chi viene a leggiucchiare i nostri scarabocchi, ci fa particolarmente piacere che molti di voi ci seguano da fuori Italia
Ci piace tanto sapere ad esempio che ci leggiate dagli Stati Uniti (in 52, ‘azzarola!), dalla Spagna, dall’Inghilterra, dalla Germania… ma più d’ogni altra cosa, non se ne abbiano a male gli altri, ci ha strabiliato sapere che c’è tra di voi una persona che ci viene a trovare dall’Indonesia. Dall’Indonesia?? Ripetiamo, non se n’abbiano a male gli altri, ma capite che sta roba qua dell’Indonesia ci ha incuriositi, e parecchio. 
Perciò, caro lettore indonesiano, se sei ancora collegato con noi, palesati, scrivici, dicci chi sei!



E, ovviamente, oltre a bearci dei lestosuccessi del lestoblog, si guarda il mondo non da un oblò, ma dalla privilegiata postazione marziana di resistenza umana permanente e, invece di annoiarci un po’, ci si ragiona e si dice la nostra.

Che magari di sapere la nostra importa mica a nessuno, ma noi la diciamo lo stesso, altrimenti che resistenza permanente sarebbe?



Ordunque, tra le follie terrestri visualizzate e apprese questi giorni qua, quaggiù nel lestobunker ha attirato l’attenzione di tutti (mia e di tutta la lestobrigata dei lestoinquilini, compreso il Maiale Gigante), sta storia partita dagli States delle fanciulle antifemministe che si fanno i selfie con tanto di hastag a mo’ di slogan.

Ora, a colpirci e a stupirci anzicheno, non è tanto l’assurdità della cosa in sé (se gli operai votano da vent’anni Berlusconi, perché dovremmo stupirci che le femmine siano antifemministe?), né il contenuto grottesco degli slogan (alla stupidità siamo parecchio abituati, purtroppo).


Quel che ci colpisce è che sta notizia balza e rimbalza in continuazione e in ogni dove questi giorni, ma non è propriamente fresca di giornata. Anzi, a dirla tutta è parecchio stagionata. Vecchia di almeno un par d’anni.


Ma a parte che due anni fa non c’era il godimento di dire e scrivere selfie, ché ancora si chiamavano autoscatti e scrivere articoli intitolati “antifemminismo: dillo con un autoscatto” non è figo quanto “antifemminismo: dillo con un selfie”, a parte la contraddizione gigantesca rilevata da Il Fatto Quotidiano per cui se un paio di milioni di fanciulle possono oggi fotografarsi e lanciare una campagna d’opinione contro il femminismo, è proprio grazie ai diritti conquistati dal femminismo, ci pare chiaro come si tratti di una di quelle notizie da bosco e da riviera, per così dire, buona per tutte le stagioni in sostanza.

Come dire che ogni occasione è buona per ricordare alle femministe di tacere una volta per tutte, fare mea culpa, deporre le armi e ammettere che le loro battaglie hanno fatto più danni della grandine.



Non essendo io, sottoscritto lestoscrivente, femmina, non starò tuttavia a scrivere il perché e il percome ci sia ancora un colossale bisogno di femminismo nel mondo, un colossale bisogno di battaglia per una parità di diritti che a mio modesto parere sembra ancora lontana lontana. Molto meglio di me, lo scriveranno le dirette interessate. 


Volendo invece prendere il tutto più in assoluto che nello specifico, ed essendo il femminismo, in assoluto appunto, movimento di rivendicazione di diritti, autodeterminazione, spazi e indipendenza, dico che tutta sta storia qua delle women against feminism rientra nella gigantesca operazione di progressivo restringimento e colpi di machete scagliati su qualsiasi gruppo o movimento si muova in questa direzione, la direzione cioè della ricerca di spazi di dissenso, discussione, approfondimento, democrazia, diritti, sensibilizzazione. 

Un’operazione attiva continuamente e in maniera sempre crescente. Ma attiva in particolare d’estate, quando la superficialità di dibattito e informazione, che pure spopola quindici mesi l’anno, raggiunge i suoi picchi massimi



Allora via libera alla galleria di autoscatti, pardon, di selfie, dove milioni di giovani donne dicono “io non ho bisogno del femminismo”, senza soffermarsi su che cosa sia il femminismo, cosa sia stato e, soprattutto, cosa sia oggi e perché ancora oggi milioni di donne portano avanti determinate battaglie.

Basta il selfie, l’hastag e il messaggio comodo comodo che, se a farlo son milioni, ste femministe maledette qualcosa di male l’hanno fatto per forza. E che in chi spende il proprio tempo nella ricerca di un mondo migliore e non si accontenta di una società preconfezionata, le rotelle non sono propriamente a posto.  

Poi tutti al mare, a mostrar le chiappe chiare. 
Ché l’estate ci si diverte, e i rompicoglioni non li vogliamo.

Tra l’altro, manco riescono mai a farsi un’abbronzatura decente.

Amen. 





Vi si ricorda, pour en finir, che sto blog-giornale o blog-rivista che dir si voglia, dopo una settimana di sperimentazione ha assunto un verso che, fino a nuovo ordine e nuova comunicazione, resterà sostanzialmente immutato. Per cui saremo attivi 7 giorni su 7, il lunedì con l’editoriale, il martedì con le LestOpinioni (approfondimenti su politica&attualità che però, se l’urgenza del momento lo richiede, possono pure raddoppiare in altri giorni della settimana), il mercoledì con LESTOrie (quisquiglie e pinzillacchere d’ogni ordine e grado), il giovedì con le LestoNote, venerdì coi LestoLibri e sabato con i LestoFilm. Per chiudere in bellezza con il Diario della Domenica.

E con questo è tutto, aficionados carissimi.

Ricordandovi che se commentate i nostri post non ci fate altro che piacere, vi diciamo che potete pure scriverci per sottoporci opinioni, bestemmie, insulti, suggerimenti e quant’altro, a questo indirizzo mail:




IL LESTO 

2 commenti:

  1. Ma a queste bimbette che si selfano non staremo dando troppa importanza?

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  2. l'importanza, come ho scritto, non è tanto per loro, quanto per come la notizia venga usata per 'superficializzare' il tutto, e usare tale superficialità per ridurre sempre più gli spazi di confronto libero...

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