LestoFilm
... quando le persone sparivano nei garage...
GARAGE OLIMPO
di Marco Bechis (1999)
Cari aficionados,
visto che di giovedì si questiona di
musica, il venerdì si ragiona di libri, ecco che il sabato non si
può altro che discorrere di cinematografo. Al mio fianco, nell'ardua
impresa, un altro fisso coinquilino del lestobunker, il prode
scudiero Diego Armando, che è un alieno ed è interamente viola,
dalla testa ai piedi. Ovviamente, com'è ormai marchio indelebile del
lestobunker, anche la scelta dei film avverrà secondo il più
assoluto e ferreo rigore del cazzo di cane che più ci si addice.
Rimandando ancora, a data da
destinarsi, la kermesse di presentazione dettagliata dell'allegra
brigata che vive qui a centinaia e centinaia di chilometri
sottoterra, entriamo subito nel vivo della questione e presentiamo,
di botto e senza troppi preamboli, la prima pellicola che si ha
l'ardire di raccontarvi.
Trattasi di film risalente al
crepuscolo del secolo scorso, anno 1999 di nostro signore, regia di
Marco Bechis, titolo GARAGE OLIMPO, scelto da Diego Armando che,
vistolo, sbiancò e si sorprese alquanto che sul pianeta terra, solo
una trentina d'anni or sono, succedessero cose simili. Quando poi al
buon Diego Armando ebbi l'ardire di dire che ste robe qua accadono
ancor oggi, egli svenne, ma con la dignità che più gli è propria.
Il film è un autentico cazzotto sullo
stomaco, un pugno alla mandibola e un calcio nei coglioni. Non
necessariamente in quest'ordine, ma la sequenza rende bene l'idea, mi
pare.
Glaciale, freddo, spietato.
Ambientato nel 1978 a Buenos Aires, ai
tempi della dittatura militare di Videla, quella dei desaparecidos
per intenderci, il film di Bechis ci racconta la storia di Maria,
maestra 19enne e militante contro il regime, arrestata da un gruppo
di militari in borghese e condotta in un campo di concentramento
sotterraneo (uno dei trecento attivi a Baires all'epoca), chiamato in
codice “Garage Olimpo”. Qui, nel garage/lager, Maria scopre che
l'aguzzino che dovrà personalmente occuparsi del suo interrogatorio
altri non è che Félix, timido e taciturno ragazzo di vent'anni,
pensionante proprio in casa di Maria e, per di più, innamorato di
lei.
Non aspettatevi però una ricostruzione
filologica della tragedia della dittatura militare argentina. Quel
che più ci piace di sto film qua è che non c'è pretesa di affresco
storico, ma si concentra su una microstoria infinitamente piccola e,
di conseguenza, infinitamente più gigantesca.
Una storia minima dove la macrostoria è
mostrata da porte socchiuse (segnatevi a doppio circoletto rosso la
sequenza della madre di Maria nel confessionale della chiesa e quella
di Félix nella stanza dei bambini) e che, come tutte le storie
minime splendidamente raccontate, esula e sfugge allo stesso contesto
storico in cui è collocata.
Non è infatti, “Garage Olimpo”,
semplicemente un film sulla dittatura argentina e sui desaparecidos.
È molto di più. Un film sulla
banalità del male, sull'orrore che vive accanto e dentro di noi, sul
rapporto tra vittime e carnefici e, soprattutto, sulla violenza dello
Stato contro i cittadini. Non dello Stato argentino nel 1978, ma di
ogni Stato, dittatoriale o sedicente democratico, ancora oggi.
Nessun cedimento, nessun compiacimento,
nessun patos. Solo la banale, terrificante e spietata, violenza che
si fa routine.
Una curiosità: molte comparse sono
figli e parenti dei desaparecidos, molti abiti di scena appartenevano
alle persone scomparse.
Guardatelo. Per ricordare quando oltre
30mila persone sparivano nei garage.
Per riflettere sull'agghiacciante
brutalità dei quotidiani omicidi.
IL LESTO
Splendido film, appena visto. Grazie del consiglio LESTO
RispondiElimina