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NIENTE DI NUOVO SUL FRONTE
MEDIORIENTALE
Tutto quel che sta accadendo in
Palestina questi giorni è spiegabile soltanto se lo consideriamo
una specie di scena di uno di quei drammi dell'assurdo scritti da
Samuel Beckett, tipo Giorni Felici,
Finale di partita o
Aspettando Godot, con
una struttura circolare e ossessionante, in cui vicende e situazioni
si susseguono dando solo l'illusione del cambiamento, ma in realtà
si ripetono all'infinito, e al finale si torna al medesimo punto di
partenza senza che nulla sia mutato.
Anche a Gaza e
dintorni c'è un copione, immutato da decenni, dove gli attori che
entrano via via in scena sono sempre gli stessi, una sorta di
maschere tradizionali che ripetono sempre e comunque la stessa parte,
le stesse battute, gli stessi tormentoni.
Fatto questo, visto
cioè il dramma palestinese come un copione immutabile e identico a
se stesso nei secoli dei secoli, tutto di colpo si spiega e niente
stupisce più.
Non stupiscono le
oltre ottocento vittime civili palestinesi, perché è scritto così,
deve andare così, fa parte del copione, è già successo uno, due,
dieci, venti anni fa, sta succedendo e succederà ancora. E Chabra,
Chatila, Jenin, Gaza, non sono altro che tappe della medesima
agghiacciante, folle tournée.
Non stupiscono
l'escalation di fuoco e violenza messa in atto dall'esercito
israeliano, le stragi di centinaia di innocenti catalogate come
“errori” militari e la giustificazione di tali atti perché
Israele ha il sacrosanto diritto di difendersi. Glie lo assegna il
copione tale diritto, lo stesso copione che nega il medesimo diritto
ai palestinesi.
Ed anche il valzer
di dichiarazioni internazionali è parte integrante, e imprenscinbile,
della messa in scena.
Come uno, due,
dieci e venti anni fa, gli Stati Uniti dopo aver rivendicato il
solito diritto israeliano alla difesa, superata la quota di
cinque-seicento vittime, iniziano ad augurarsi il cessate il fuoco,
purché siano i palestinesi a mostrarsi ragionevoli e disponibili.
Come uno, due,
dieci e venti anni fa, il Papa di turno moltiplica gli appelli alla
pace.
Come uno, due,
dieci e venti anni fa, la Croce Rossa e altre Ong internazionali
chiedono tregue momentanee per prestare soccorso nelle zone dilaniate
e insanguinate dal conflitto.
Come uno, due,
dieci e venti anni fa, l'Onu avanza il sospetto di violazioni dei
diritti umani da parte d'Israele e l'Europa sceglie di astenersi e
non prendere posizione in materia.
E come uno, due,
dieci e venti anni fa, tra poco scatterà il definitivo cessate il
fuoco. Lo spettacolo deve pur finire, il sipario deve pur calare
prima o poi. E dopo la fine del conflitto, nell'epilogo, il leader
internazionale e superpartes di turno proporrà una road map per
risolvere una volta per tutte la questione mediorientale, e da più
parti si griderà il principio di “due popoli, due stati”.
Poi si accenderanno
le luci e tutto sarà finito davvero, per ricominciare puntualmente
tra uno, due, dieci e vent'anni, senza che nulla sia cambiato.
Niente di nuovo sul
fronte mediorientale.
Se così non fosse,
se non ci trovassimo cioè dentro un dramma beckettiano, magari le
cose andrebbero diversamente.
Forse si
smetterebbe di invocare la pace, cesserebbero gli appelli astratti al
cessate il fuoco lanciati nel vuoto e si interverrebbe davvero per
fermare una volta per tutte i massacri messi in atto dallo stato di
Israele.
Forse le vittime
palestinesi cesserebbero di essere una mera statistica e
acquisirebbero un volto, un nome, un cognome. Ma soprattutto l'intero
popolo di Palestina avrebbe finalmente un'anima, una dignità e
diritto a difendersi.
Forse l'Europa la
smetterebbe con l'ignavia e riconoscerebbe all'Onu uno dei principi
fondamentali previsti dal suo statuto, vale a dire la promozione e la
tutela del rispetto dei diritti umani.
Forse, addirittura,
la Palestina avrebbe la terra e lo stato che gli spetta.
Ma, ripeto, siamo a
teatro e il copione è già scritto. A teatro le cose devono
andare come previsto. Pulcinella deve avere fame, Colombina deve
sedurre, Godot non deve mai arrivare, Amleto deve fingersi folle e
Otello deve impazzire di gelosia.
E Israele deve
avere il diritto di difendersi, gli Stati Uniti devono rivendicare
tale diritto, l'Europa deve girare la testa dall'altra parte e i
palestinesi devono morire.
Ieri, oggi e
domani.
Niente di nuovo sul fronte mediorientale.
IL LESTO
grazie della segnalazione :)
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