(mondi sommersi)
IL TEATRINO DELLA DOGANA
A
Firenze, nel bel mezzo del quartiere di Baldracca, accanto
all'osteria omonima (se vuoi saperne di più sulla storia di questo
quartiere, clicca QUI), sorgeva un teatro attivo almeno dai primi del
cinquecento, ufficialmente chiamato TEATRO DELLA DOGANA,
ma che nei documenti viene citato anche con molti altri nomi, come ad
esempio “teatrino di Baldracca”, “stanzone delle commedie”,
“teatro degli zanni”.
Prima
di qualunque altra cosa, cerchiamo di rispondere a queste tre
domande:
perché
un teatro proprio lì, nel bel mezzo del quartiere più malfamato
della Firenze dell'epoca?
cosa
significano tutti i nomi con cui compare nei documenti?
perché,
nel 1546, quando Cosimo de' Medici ordinò lo smantellamento del
quartiere per lasciare posto ai futuri Uffizi, risparmiò soltanto il
teatro, che rimase infatti attivo fino al 1600?
Alla
prima domanda rispondiamo dicendo che non poteva eere
altrimenti. Nel senso, un
teatro, all'epoca, XVI secolo, non poteva che trovarsi in quartieri
malfamati, a Firenze come nel resto d'Europa. E diciamo pure, per la
precisione, che non si trattava di un vero e proprio teatro, quanto
piuttosto di un luogo adibito alla rappresentazione di
spettacoli.
Cerchiamo
di essere più chiari. All'epoca, i teatri veri e propri
non esistevano più, nel senso
che dopo il crollo dell'Impero Romano, con l'inizio del medioevo,
erano stati letteralmente smantellati, in quanti ritenuti dalla
chiesa cristiana strumenti demoniaci e peccaminosi. Le stesse
professioni teatrali, quella dell'attore in primis, era stata
soppressa, messa fuorilegge.
Con
la fine del medioevo e l'avvento dell'età moderna, tra umanesimo e
rinascimento, con la generale riscoperta della cultura classica e del
laicismo, ritornò prepotentemente l'interesse per il teatro. Si
ricominciò ad allestire spettacoli, specie all'interno delle corti.
Ma non solo. Tornarono i professionisti dello
spettacolo e di conseguenza tornarono, come in epoca greco-romana,
gli spettacoli pubblici a pagamento.
Non
essendoci però più teatri veri e propri, le varie municipalità e
le varie signorie, misero a disposizione delle stanze, che poi i
comici trasformavano in luoghi teatrali.
E
la collocazione urbanistica ideale per
questi luoghi, erano appunto i quartieri di confine, quelli più
loschi e malfamati appunto.
Il
perché è presto detto: uno, il teatro era ancora un'attività
border line, tra
legalità e illegalità; due, il teatro era considerato dalle
autorità un luogo di raccolta di tutti gli strati sociali della
popolazione, e perciò uno straordinario sistema di
controllo.
Passiamo
ai nomi del nostro teatro fiorentino.
Perché
Teatrino della Dogana? Proprio perché l'edificio, secondo quanto
appena detto, coincideva anche con l'ufficio della Dogana, dove la
magistratura registrava e controllava i nuovi arrivati in città. La
politica medicea fece così coincidere anche fisicamente le due
attività di controllo.
Stanzone
delle Commedie? Abbiamo già risposto: non si trattava di un teatro
vero e proprio ma, appunto, di uno stanzone adibito
a luogo teatrale.
Teatro
degli zanni? Nel XVI secolo, commedia degli zanni significava
commedia dell'arte,
vale a dire spettacolo fatto da professionisti. Quindi la dicitura
stava a significare che lì dentro andavano in scena spettacoli a
pagamento, eseguiti da attori professionisti.
Alla terza domanda infine, abbiamo già risposto. Pur volendo “eliminare” il quartiere malfamato dal centro della città di Firenze, Cosimo de' Medici pensò bene di non rinunciare ad avere a due passi da Palazzo Vecchio il principale strumento di controllo dei flussi della popolazione.
Ma
dov'era esattamente questo teatrino? Com'era fatto?
Sono
domande cui purtroppo non possiamo rispondere. Sappiamo che il quartiere di Baldracca sorgeva là dove oggi si trovano gli Uffizi, il cui cuore pulsante stava nell'ala est dell'attuale museo, lungo via dei Castellani. Ma il luogo esatto del nostro teatrino no, non lo conosciamo.
Non possediamo nemmeno una mappa, un disegno che ce lo mostri nel dettaglio.
Possiamo solo immaginarlo, sulla base di alcune sommarie e frettolose descrizioni fatte dai cronisti del tempo.
L'interno
era disadorno, con un palcoscenico elementare, leggermente rialzato
rispetto al resto, una loggia e un ordine di piccoli palchi schermati
da grate.
Questa
schermatura dei palchi pare sia stata opera del Buontalenti, su
commissione diretta della famiglia medicea, che voleva assistere alle
recite, ma in incognito, senza farsi riconoscere dal popolo, che
stava in piedi, oppure seduto su lunghe panche di legno, nello spazio
corrispondente alle odierne platee.
Questo
sistema di schermatura dei palchi, e di occultamento degli
“spettatori regali”, fu il modello che il Vasari adottò per la
costuzione del suo celebre corridoio, che permise appunto ai Medici
di raggiungere, non visti, la chiesa di Santa Felicita.
Altro
non sappiamo. Se non che, tra il 1550 e il 1600, vi recitarono i più
grandi attori e le più grandi compagnie del tempo.
Compresa
la leggendaria compagnia dei Gelosi, capeggiata dalla più grande
attrice della storia della Commedia dell'Arte, tale Isabella Andreini
che, nel 1589, a Firenze, nel nostro teatrino, recitò la celebre
scena della “pazzia”, nel corso della quale, dovendo appunto
interpretare il ruolo di una donna impazzita per amore, si strappò
le vesti mostrando a un pubblico esterrefatto il seno nudo.
La
cosa turbò ed entusiasmò il pubblico al punto tale che i Medici
chiamarono l'attrice e la sua compagnia a recitare a corte. Non per
sentito dire. Anche loro, i Medici, avevano assistito a quella recita
nel teatrino della Dogana. Ovviamente non visti, dietro le grate del
Buontalenti.
Venendo
a Firenze, passando per gli Uffizi, purtroppo non potrete vedere
niente di tutto ciò.
Però
pensateci, sognatelo.
In
fondo, lungo quelle strade, si è fatta la storia del teatro.
Nelle
puntate precedenti di ATLANTIDE:
Nessun commento:
Posta un commento